Che cosa è il training autogeno?

 

Il Training Autogeno venne sviluppato negli anni 30 da Johannes Heinrich Schultz, psichiatra tedesco. Training vuol dire addestramento, allenamento, formazione, esercizio; autogeno vuol dire che si genera da sé. Ciò che si genera da sé, attraverso il training autogeno, è quella che viene chiamata commutazione autogena. La commutazione autogena è qualcosa che va oltre il rilassamento, è un cambiamento psicofisico globale che produce modificazioni fisiologiche e psichiche in noi stessi. Possiamo produrre la commutazione autogena attraverso una serie di facili esercizi, senza ginnastica, che coinvolgono il pensiero, ripetendo alla mente alcune semplici frasi con la massima concentrazione. Le parole susciteranno sensazioni fisiche come pesantezza, calore o freschezza, che permetteranno di raggiungere uno stato di calma psichica e di rilassamento muscolare.

Il training autogeno è un strumento di cambiamento che opera a tre livelli:

  1. a  livello fisiologico, favorendo un riequilibrio del Sistema Nervoso Vegetativo e del Sistema Endocrino, entrambi strettamente connessi ai vissuti emotivi;
  2. a livello fisico, migliorando lo stato di benessere e di salute generale;
  3. a livello psicologico, aiutando a ristrutturare le proprie reazioni negative e migliorando alcuni vissuti psicologici.

Il principio fondamentale su cui si basa la tecnica “dell’allenamento autogeno” è quello del cosiddetto “condizionamento classico”, ossia un metodo di apprendimento psicologico esposto da Pavlov. Tale principio-base sottolinea l’importanza di ripetere con costanza l’allenamento agli esercizi nel corso della fase iniziale di “training” e la necessità di favorire fin da principio l’autogenicità nel produrre le risposte agli esercizi, senza creare dipendenza dal trainer o da una voce guida.

Il Training Autogeno, come dimostra la letteratura scientifica, non è una tecnica basata sulla suggestione. La differenza, infatti, tra questa tecnica e le altre tecniche di rilassamento o meditazione, risiede proprio nei correlati fisiologici, rilevabili con mezzi obiettivi, legati ad una effettiva e stabile modifica a livello neurofisiologico. Questa modifica produce a sua volta un cambiamento nella risposta emozionale che un soggetto ha rispetto ad un evento di natura stressante.

Quando è utile?

La pratica del training autogeno ha tra le sue finalità un maggior controllo dello stress, dell’ansia, una riduzione generale della tensione emotiva e il recupero delle energie, anche grazie a un ridimensionamento spontaneo delle emozioni negative “allegate” a determinati vissuti.

Il Training autogeno è utile, inoltre, nella cura di insonnia, emicrania, asma, ipertensione, attacchi di panico e in tutte quelle patologie dove l’aspetto psicosomatico sia rilevante.

Questo strumento ha un ruolo positivo anche in molti altri contesti: in particolare, per atleti e sportivi, in quanto favorisce il recupero di energie, permettendo una migliore gestione delle proprie risorse. Migliora inoltre la concentrazione e contribuisce al conseguimento di alte prestazioni.

Quali sono gli esercizi?

Gli esercizi sono di due tipi: “basilari” e “complementari”.

I basilari sono:

  • L’esercizio della pesantezza: rappresenta un utile strumento per ottenere uno stato generale di rilassamento muscolare. Consente di prendere consapevolezza di tensioni muscolari inconsapevoli e di vissuti psicologici che tendono a crearle e quindi a generare delle problematiche psicosomatiche quali dolori e crampi. Esso, pertanto, risulta estremamente utile per affrontare problematiche del dolore, cefalee muscolo-tensive, disturbi da stress, vertigini derivanti da tensioni accumulate sul collo o per combattere l’insonnia.
  • L’esercizio del calore: consente di ottenere dei cambiamenti a livello della circolazione nei vari distretti muscolari, approfondendo lo stato di rilassamento che è possibile ottenere attraverso il precedente esercizio. Accresce il rilassamento e anche la mobilità muscolare. Questo esercizio è utile per coloro che soffrono di disturbi legati alla cattiva circolazione e può essere un valido strumento di riscaldamento mentale dei muscoli che devono essere impegnati in uno sforzo fisico.

I complementari sono:

  • esercizio del respiro: produce un miglioramento della funzione respiratoria;
  • esercizio del plesso solare: produce un aumento del flusso sanguigno in tutti gli organi interni;
  • esercizio del cuore: allevia le somatizzazioni che riguardano problematiche circolatorie centrali (come la tachicardia), che nascono da situazioni ansiogene e che sono una delle componenti fondamentali degli attacchi di panico;
  • esercizio della fronte fresca: consente di lavorare sia sulle problematiche somatiche connesse alla cattiva circolazione cerebrale (poiché agevola una vasocostrizione e quindi un controllato afflusso del sangue al cervello), sia su quelle problematiche psicologiche che sono avvertite e vissute come “calore e sovraccarico della mente”.

Come si svolgono gli esercizi?

Gli esercizi si attuano in tre posizioni: posizione sdraiata, in poltrona e del cocchiere a cassetta. Molto importante risulta anche la respirazione, la quale deve funzionare in maniera progressivamente più automatica e quindi meno controllata. Fondamentale è nel training autogeno il processo secondo il quale ogni fenomeno corporeo non viene forzato, ma avviene spontaneamente da sé.

E’ opportuno praticare gli esercizi (per raggiungere ottimi risultati) almeno una volta al giorno per almeno 10 minuti.

Il successo, come in ogni psicoterapia, dipende dalla collaborazione del paziente, dai suoi sforzi e dal suo impegno.